A scoprire i talenti è il migliore della serie A: partito dal basso, adesso è insuperabile

Cominciò dal basso e adesso è tra i migliori del suo ruolo: altra stagione super
Nel calcio italiano, la figura del direttore sportivo è spesso avvolta da un alone di discrezione e lavoro silenzioso, ma è proprio lì, nei corridoi dei centri sportivi e negli uffici affollati di trattative, che si costruiscono le fondamenta di una squadra vincente.
Molti di questi professionisti non arrivano al vertice per caso: cominciano la loro carriera nei dilettanti o nelle categorie inferiori, dove l’intuizione conta più del budget e la passione è l’unica vera risorsa.
Tra osservazioni sui campi sterrati e trattative condotte con pochi mezzi ma tanta determinazione, imparano a riconoscere talenti grezzi, a muoversi con intelligenza tra agenti e dirigenti, e a costruire relazioni basate sulla fiducia e sulla competenza.
Questo percorso li tempra, li forma e li prepara per sfide ben più grandi. E poi, spesso, diversi direttori partiti dal basso si ritrovano a far bene anche nelle categorie professionistiche, vincendo anche qualche trofeo.
Il percorso dei ds
Una volta approdati nella massima serie, portano con sé uno sguardo diverso, meno patinato, più concreto. Sono abituati a fare molto con poco e spesso riescono a dare un’identità chiara alle squadre, a trovare giocatori sottovalutati che si rivelano poi decisivi, e a gestire gruppi con equilibrio, lontani dai riflettori ma vicini alla sostanza.
In un mondo in cui le cifre sembrano contare più delle idee, questi direttori sportivi dimostrano che la competenza, la visione e la capacità di leggere il calcio fanno ancora la differenza. Il loro percorso è la prova che nel calcio, come nella vita, partire dal basso non è un limite, ma può essere una straordinaria palestra per arrivare in alto con consapevolezza e autorevolezza.

Il capolavoro Sartori
Il valore e le conoscenze calcistiche di Giovanni Sartori non si scoprono di certo oggi, all’indomani del grande successo del suo Bologna in finale di Coppa Italia contro il Milan. Un trionfo straordinario che vale la vittoria di un trofeo a ben cinquantuno anni di distanza dall’ultima volta per la squadra emiliana. Eppure, l’attuale responsabile dell’area tecnica sembra proprio essere in grado di superarsi ogni volta. Dopo la Champions League dello scorso anno, il Bologna in questa stagione ha fatto ancora meglio.
L’uomo dei miracoli. Questa la definizione che più di tutte calza a pennello per definire il direttore classe 1957. Un vero e proprio fuoriclasse che, ovunque andato, è stato in grado di portare le sue squadre a dei successi inimmaginabili, spesso mai raggiunti prima. Nel Chievo, nell’Atalanta e adesso nel Bologna Sartori è riuscito a realizzare la più grande impresa che un dirigente può compire, che va ben al di là della vittoria o meno di trofei.