Giovanni Sartori: la storia dell’uomo dei miracoli sportivi

Giovanni Sartori, attuale responsabile dell’area tecnica del Bologna, è da anni uno dei migliori nel suo ruolo: tante le imprese compiute in carriera
Il valore e le conoscenze calcistiche di Giovanni Sartori non si scoprono di certo oggi, all’indomani del grande successo del suo Bologna in finale di Coppa Italia contro il Milan. Un trionfo straordinario che vale la vittoria di un trofeo a ben cinquantuno anni di distanza dall’ultima volta per la squadra emiliana. Eppure, l’attuale responsabile dell’area tecnica sembra proprio essere in grado di superarsi ogni volta. Dopo il ritorno in Champions League dello scorso anno, il Bologna in questa stagione ha fatto ancora meglio.
L’uomo dei miracoli. Questa la definizione che più di tutte calza a pennello per definire il direttore classe 1957. Un vero e proprio fuoriclasse che, ovunque andato, è stato in grado di portare le sue squadre a dei successi inimmaginabili, spesso mai raggiunti prima. Nel Chievo, nell’Atalanta e adesso nel Bologna Sartori è riuscito a realizzare la più grande impresa che un dirigente può compire, che va ben al di là della vittoria o meno di trofei. Cambiare lo status e la dimensione di una squadra. Da compagini in lotta per la salvezza o abituate a campionati tranquilli, a squadre presenti in pianta stabile tra le big della Serie A.
Sartori è l’esempio perfetto dell’importanza che hanno nel calcio programmazione, forza delle idee e conoscenza della materia. Senza budget spropositati, molto inferiori a quelli di altri club, è sempre riuscito a costruire squadre forti e competitive, e a scoprire talenti su cui nessuno aveva scommesso, rivelatisi poi grandi campioni. Nulla di più vero quando si dice che nel calcio la differenza la fanno in primis progettualità e competenze nelle mani di uomini di campo esperti e capaci.
Da giocatore Sartori ha disputato una carriera soprattutto tra i campi di Serie B e C. Dopo l’esordio con il Milan e la vittoria dello Scudetto nel 1979, passa alla Sampdoria e resta in Liguria per due stagioni. Successivamente, dopo molteplici importanti esperienze, passa al Chievo nel 1984. Con i veneti inizia una storia d’amore lunghissima, prima in campo e poi dietro la scrivania. Qua porta i gialloblu alla vittoria del vecchio campionato Interregionale e alla prima storica conquista del professionismo, prima con la Serie C2 e poi con la C1.
Sartori e il “Miracolo Chievo”: una favola senza precedenti
Nel 1992 Giovanni Sartori diventa il nuovo direttore sportivo del Chievo. In Veneto nel corso degli anni si impone come uno dei migliori dirigenti italiani, scoprendo giovani sconosciuti (Amauri e Barzagli) o rivalorizzando giocatori dati per finiti (Corini e Perrotta). Nei primi anni duemila realizza, insieme al presidente Campedelli e all’allenatore Delneri, il “Miracolo Chievo”. Porta la piccola società gialloblu in Serie A, ai preliminari di Champions League e a due partecipazioni in Coppa Uefa.
Resta al Chievo addirittura fino al 2014. Ben 22 anni nel corso dei quali il piccolo borgo veronese ha raggiunto vette inimmaginabili. Il lavoro svolto da Sartori rappresenta di fatto un unicum nel panorama italiano. Tra i molteplici colpi messi a segno dal direttore, una menzione d’onore va fatta per Pellisier, arrivato nel 2000 in maglia gialloblu, alla quale ha poi legato tutta la sua carriera.

Atalanta e Bologna, le altre due perle del “Cobra”
Nel 2014 Sartori passa all’Atalanta per ricoprire il ruolo di responsabile dell’area tecnica. Prende in eredità una “Dea” abituata a lottare per la salvezza, reduce da anni piuttosto anonimi. A Bergamo, insieme a Gasperini, compie il secondo miracolo della sua carriera. Porta i nerazzurri a due partecipazioni all’Europa League, tre alla Champions League e a due finali di Coppa Italia. Sotto la sua gestione arrivano giocatori sconosciuti, rivenduti poi a prezzo d’oro. Kessiè, Romero e Koopmeiners, giusto per citarne alcuni.
Nel 2022 il direttore nativo di Lodi passa al Bologna. In terra emiliana gli viene attribuito l’appellativo di “Cobra” proprio in virtù della sua capacità di andare a scoprire giovani talenti poco noti alla maggior parte delle persone. I grandi risultati raggiunti a Bologna sono storia più recente, ma altrettanto incredibili. Sotto la sua guida i felsinei sono tornati a giocare la Champions League, a più di sessant’anni di distanza dall’ultima volta, e a riassaporare la gioia di vincere un trofeo.