22 Aprile 2023

Batistuta, la pesca e l’asado. Facundo Marquez: “A Sestri Levante mi sento a casa”

L'intervista esclusiva a Facundo Marquez, attaccante del Sestri Levante e capocannoniere del girone A

“Ciao Facundo, come stai?”, “Bene, come sempre. Ci godiamo questo momento”. Tono della voce squillante che emana allegria, italiano perfetto, ma con cadenza spagnola tipica di chi è cresciuto tra le coste argentine, con precisione a Mar del Plata. A parlare è Facundo Marquez, attaccante argentino classe 1993 del Sestri Levante – fresco di promozione in Serie C – e attuale capocannoniere del girone A di Serie D. La lunga chiacchierata comincia tra sorrisi e positività, parole chiave della sua vita, anche quando il destino l’ha messo a dura prova.

Cresciuto con Batistuta, oggi studia Lautaro Martinez e nel tempo libero ama pescare e grigliare: l’intervista a Facundo Marquez in esclusiva ai microfoni di seried24.com.

Facundo Marquez: “Dopo tante difficoltà, la vittoria del campionato è una grande soddisfazione”

Il Sestri Levante ha dominato il girone A di Serie D, vincendo il campionato con quattro giornate d’anticipo: “La vittoria del campionato è una soddisfazione incredibile, anche difficile da spiegare. Dal punto di vista personale, dopo le tante difficoltà che ho passato, sono molto felice perché il lavoro alla fine ha pagato. Quando ho giocato in Spagna stavo per esplodere a 23 anni, ho deciso di rimanere in D anche se avevo qualche offerta dalla C, ma poi mi sono rotto il crociato per due volte”.

Foto: Barbara Mentez

La squadra ligure ha dominato il torneo anche e soprattutto grazie ai suoi 21 gol in 35 partite totali, che danno al momento la testa della classifica marcatori al bomber argentino. Questa è infatti la stagione più prolifica della carriera di Facundo Marquez: “Non ero andato mai in doppia cifra perché purtroppo con il Covid ho sempre e solo giocato sei mesi qui in Italia. Quest’anno, al di là del fatto che io sono migliorato tanto nella gestione della palla e nell’attacco alla porta, ho avuto compagni come Candiano, Cominetti, Cirrincione, che mi hanno aiutato a segnare di più. Avevo fatto più di 10 gol soltanto in Eccellenza. Voglio rimanere qui, ma ora ci godiamo la vittoria. Quando sarà il momento, cercheremo un accordo”.

Foto: @bz_sport

“Italia più pronta tatticamente, ma fuori vince l’Argentina”

L’Argentina fino all’adolescenza, poi un paio di esperienze in Spagna prima dell’arrivo in Italia. Ma quali sono le differenze tra il calcio argentino e quello italiano? “In Sud America, come si dice lì, c’è più ‘garra’, si lotta su ogni pallone e c’è tanta fame calcistica, mentre tatticamente l’Italia è diversi gradini sopra. Fuori dal campo vince l’Argentina, perché la passione è incredibile, c’è gente che vive per il calcio h24. Un giorno mi piacerebbe tornare, ma purtroppo la situazione nel paese non mi permette di stare tranquillo. Per un giocatore stare bene con la testa è fondamentale e oggi la situazione economica lì non è delle migliori. Per questo i giocatori argentini dopo 2-3 mesi buoni in patria vengono in Europa”.

facundo marquez

Nel 2019 l’arrivo in Italia, con precisione in Liguria, dove Marquez ha trascorso gran parte della sua carriera italiana. Scelta casuale? Non proprio. “Ho giocato spesso qui in primis perché io sono nato a Mar del Plata, un posto di mare. Quindi se devo scegliere, scelgo un posto simile come lo è la Liguria. Qui mi sento a casa. Sestri Levante non mi ha mai fatto mancare nulla”.

Facundo Marquez: “Sono legato alla mia famiglia. Nel tempo libero amo pescare e grigliare”

In campo lotta, si sacrifica, lavora con e per la squadra, ma soprattutto fa gol. Fuori, invece, Facundo Marquez ama dedicare tempo alla famiglia, agli amici e alla fidanzata. “Sono una persona molto allegra, amo socializzare con la gente, voglio trasmettere sempre allegria e positività. Amo condividere momenti felici con gli amici, con la mia famiglia e la mia ragazza. Quando posso rilassarmi, amo andare a pescare o fare un asado (“grigliata”) in compagnia. Sono le passioni che mio papà mi ha sempre trasmesso. Sono molto legato alla mia famiglia e alla mia ragazza, perché loro sono parte del mio successo. Dietro il calciatore ci sono tante altre cose che ti aiutano ad andare avanti. I miei vivono a Mar de Plata, qui ho solo mio fratello e la mia ragazza, ma presto verranno a trovarmi”, dichiara con orgoglio.

Allegria e felicità. Due parole sempre presenti nella vita di Marquez. “Il mio sogno? continuare a essere felice dietro a un pallone. L’emozione che mi dà il calcio non può trasmettermela nessun altro lavoro. Finché le gambe reggono, continuerò a farlo per professione”. Come tanti giocatori argentini, anche Facundo Marquez ha un soprannome. Anzi, due: “Mi chiamavano la metralleta (la ‘mitraglia’) per la mia esultanza, ma quest’anno scherzando mi chiamano il Bufalo. Non so se per la potenza o per il modo di giocare. Un po’ mi prendono in giro (ride, ndr)”.

“Cresciuto con Batistuta, oggi studio Lautaro Martinez”

Quella della metralleta non è un’esultanza casuale, ma nasce da lontano e da uno degli idoli di Facundo Marquez. “Sono cresciuto guardando Gabriel Omar Batistuta, l’ho seguito per tutta la sua carriera, anche quando era alla Fiorentina e alla Roma. La sua voglia di far gol l’ho sempre ammirata. Per caratteristiche mi rivedo tanto in Lautaro Martinez, ovviamente della Serie D (ride, ndr). Siamo simili nello stile di gioco, adesso ho migliorato quello che lui fa benissimo: l’attacco alla porta”.

Infine, Facu ha concluso: “Se non avessi fatto il calciatore? Mmm… domanda difficile, sono sempre stato vicino a questo mondo. Avrei probabilmente fatto qualcosa come il personal trainer, mi è sempre piaciuto. Durante gli infortuni ho pensato che – senza il calcio – mi sarebbe piaciuto studiare per allenare la gente. Avrei fatto sempre qualcosa nel mondo dello sport, che reputo fondamentale nella vita di una persona”. Allegria, positività e… il mare come sfondo: da Mar del Plata a Sestri Levante, Facundo Marquez si è preso la propria rivincita e adesso non vuole fermarsi. “Lo mejor está por venir“.

A cura di Domenico Cannizzaro