24 Marzo 2023

Il Viareggio col Milan, Saragozza e gli anni di Napoli: Matteo Contini si racconta

L'ex difensore, oggi allenatore del Carpi, ai nostri microfoni tra passato, presente e futuro

Matteo Contini

Difensore centrale, mancino naturale. Fa anche rima, ma per tanti anni è stato il mestiere di Matteo Contini. Originario di Varese, classe 1980, con un enorme bagaglio d’esperienza tra Italia ed estero.

Contini cresce nel Varese e poi nel Milan, dove vincerà anche il Torneo di Viareggio. Poi una serie di prestiti che lo porteranno a trasferirsi a titolo definitivo al Monza. Da lì passerà a L’Aquila, all’Avellino e poi al Parma. Qui Contini trova spazio e minutaggio importante, perché riesce a crescere ancor di più ed entrare nel mirino di diverse squadre importanti. Tra queste si fa avanti il Napoli, spendendo una cifra intorno ai 3 milioni. Dal 2007 al 2010 Contini cerca di guadagnare la fiducia dei suoi allenatori, alternando panchine a titolarità.

Matteo Contini
Matteo Contini – Fonte Foto: pagina Facebook “A.C. Carpi” – foto di Daniele Lugli

Poi un’esperienza all’estero, al Real Saragozza. Ma anche in Spagna dopo appena un anno arriva il prestito di nuovo in Italia, questa volta al Siena. Dal 2013 in poi Contini cambia maglia tante volte, indossando tra le altre quelle di Atalanta, Bari e Ternana. Nel 2018-19 gioca la sua ultima stagione con la Pergolettese, di cui diventerà poi allenatore.

Dal vivaio del Varese a quello del Milan

La crescita di Matteo Contini passa anche attraverso questi due settori giovanili. In rossonero, tra le altre cose, ha vinto anche un Torneo di Viareggio nel 1999 con in panchina Mauro Tassotti: “Vincere il Viareggio è stata una bellissima emozione. C’erano squadre forti con grandi calciatori. Erano 39 anni che il Milan non vinceva questo torneo, ma noi siamo riusciti a portarlo a casa. Ricordo anche la cena che il presidente Berlusconi ci ha offerto“.

La prima volta tra i professionisti

Dopo il Viareggio, per Contini arriva il salto in Serie C con le maglie di Lumezzane e Livorno: “Due bellissime esperienze, soprattutto a Livorno dove il primo giorno, quando hanno presentato la squadra, c’erano 15mila tifosi allo stadio. C’era un entusiasmo che non avevo mai visto prima. Tutti aspettavano il famoso derby contro il Pisa che mancava da tantissimi anni e si parlava soprattutto di quella partita. Una tifoseria caldissima che seguiva la squadra ovunque. Peccato, però, che non siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo nonostante fossimo i favoriti”.

L’esperienza di Ferrara

Dalla Toscana all’Emilia per la maglia della Spal che vedeva in rosa un giovane Sergio Pellissier: “Ferrara è una città bellissima che vive di calcio. In quella squadra c’erano giocatori importanti per la categoria come Pellissier e Carrus. Si respirava calcio a 360 gradi con tanto entusiasmo e uno stadio stupendo. L’esperienza con la Spal la ricordo con molto piacere”.

Dalla Spal al Monza

Dopo Ferrara, Contini torna vicino casa per indossare la maglia del Monza in C1: “Ero ancora molto giovane all’epoca, ed è stata la prima volta che ho giocato tutto il campionato. Siamo retrocessi, anche perché c’erano diversi problemi societari ed è stato difficile. Il Monza di oggi? Fa piacere vederlo così in alto, è tutto diverso da quando sono entrati Berlusconi e Galliani. Sanno cosa devono fare per raggiungere certi obiettivi. Bisogna solo fargli i complimenti”.

Tappa abruzzese per Contini

Dopo Monza, ecco L’Aquila guidata da Bruno Giordano. In quella squadra, inoltre, c’era anche Massimo Drago, allenatore che negli anni si è fatto conoscere per l’eccellente lavoro svolto a Crotone: “Quella è stata un’esperienza che mi ha lasciato il segno. La società era assente, non ci pagavano gli stipendi. L’unico che abbiamo preso è stato quello di agosto. Era una situazione difficile, e a nove giornate dalla fine eravamo ultimi a undici punti dalla penultima e siamo riusciti a compiere un miracolo salvandoci ai playout. La città ci è stata vicino quando ha capito il momento di difficoltà della squadra”.

La Serie B con Zeman

Dopo tanti anni in Serie C, per Matteo Contini arriva la ghiotta opportunità della Serie B con l’Avellino di Zeman: “Esperienza fantastica essere allenati da Zeman, con le sue idee e metodi di lavorare. Eravamo una squadra giovane, però alla lunga tanti sono riusciti a emergere anche a livello importante. E’ stato un peccato retrocedere, ma quella era una Serie B pazzesca con 24 squadre come Livorno, il Genoa di Milito, il Catania e tante altre. Ad Avellino ho cominciato ad affrontare giocatori di un certo livello, e la differenza la vedevi subito. E’ stato un anno fantastico anche se non abbiamo raggiunto l’obiettivo, perché comunque c’era da imparare ogni giorno con Zeman”.

Le lusinghe da parte del Parma

In Campania, Matteo Contini si mette in mostra, tant’è che il Parma decide di acquistarlo. Lì ha inizio il percorso in Serie A: l’esordio a San Siro contro l’Inter e la semifinale di Coppa UEFA contro il CSKA Mosca: Quello era un Parma reduce dal fallimento di Tanzi. Ricordo bene la cavalcata in Coppa UEFA, e in campionato ci siamo salvati nello spareggio nell’ultima gara diretta da Collina. All’andata avevamo perso 1-0, poi a Bologna siamo riusciti a ribaltare il risultato vincendo 2-0. E’ stata una soddisfazione immensa riuscire a restare in Serie A con tutte le difficoltà che abbiamo avuto dall’inizio dell’anno, anche perché non avevamo una rosa per competere su più fronti”.

La prima volta al Sud. C’è il Napoli

Dopo Parma arriva il Napoli di Reja, Donadoni e Walter Mazzarri: “Sono stati tre anni fantastici dove avevi brividi ogni domenica che scendevi in campo al San Paolo. Un calore pazzesco dei tifosi, una città che vive e parla di calcio. Era al primo anno di Serie A e siamo arrivati fino all’Intertoto vincendolo. Quando giocavamo in casa contro le più forti riusciamo quasi sempre a vincere. Lì ti senti calciatore ad altissimi livelli. Un piacere immenso indossare quella maglia ed essere sostenuto da quei tifosi meravigliosi”.

Il presente, invece, dice che il Napoli è letteralmente dominante

Oggi, invece, il Napoli non è solamente la squadra più dominante in Italia, ma probabilmente anche in Europa: Un Napoli così dominante non me lo aspettavo. Merito alla società e a Spalletti. Sono andati a scoprire calciatori che magari erano sconosciuti per il calcio italiano. Hanno un sistema di gioco che mette in difficoltà chiunque. E’ un piacere vederli giocare”.

E uno come Osimhen come si marca?

Il Contini calciatore come avrebbe cercato di arginare uno come Osimhen?Come quando cerchi di marcare Messi, ossia facendo il segno della croce. Sono dei campioni sotto tutti gli aspetti. Marcare quei calciatori senza organizzazione e concentrazione potrebbe diventare molto difficile”.

Un biglietto per l’estero, precisamente nella bellissima Saragozza

Dopo Napoli arriva la prima esperienza all’estero, in Spagna con il Real Saragozza dei vari Edmilson, Leo Franco, Gabi, Ander Ferrara e di Maurizio Lanzaro: “Maurizio è arrivato il secondo anno e con lui avevo un buonissimo rapporto. Sono arrivato in un campionato nuovo dove non conoscevo neanche la lingua. All’inizio non è stato facile, però ricordo che il primo anno nel girone d’andata eravamo penultimi con 14 punti e al ritorno avevamo fatto qualcosa di incredibile dove avevamo perso solamente contro Barcellona e Real Madrid. E’ stata una cavalcata e siamo riusciti a salvarci a due o tre giornate dalla fine. Vedere lo stadio pieno che cercava di sostenerci in tutte le partite è stato bellissimo. C’era tutt’altra atmosfera rispetto all’Italia”.

Il ritorno in Italia

Dalla Spagna all’Italia per indossare le maglie di Siena e Atalanta: “All’inizio, tornare in Italia è stato difficile. Gli allenamenti sono differenti e arrivavo dalla rottura della caviglia. A Siena ci siamo tolti tante soddisfazioni arrivando anche in semifinale di Coppa Italia perdendo contro il Napoli. All’andata vincevamo 2-0 e a tempo scaduto ci siamo fatti autogol. In campionato ci siamo salvati a due giornate dalla fine. Quella era una squadra di ragazzi che aveva voglia di emergere e lottare”.

Nuovamente in Serie B

Di nuovo in B, questa volta per Juve Stabia e Bari: L’esperienza più brutta della mia carriera è stata a Castellammare per tanti motivi, invece a Bari ho ritrovato entusiasmo di giocare in una piazza importante con una tifoseria che sostiene la squadra dal lunedì alla domenica. C’erano ambizioni per cercare di risalire. Di Bari posso solo parlare bene, dai tifosi fino alla città”.

Dai professionisti alla Serie D

Dopo tanti anni nel professionismo, Matteo Contini decide di accettare la proposta della Pergolettese in Serie D: “Quell’opportunità è nata perché volevo avvicinarmi a casa e volevo prendere il patentino per allenare. Ero stato chiaro col presidente, ci eravamo capiti. Mi son trovato in una società gestita benissimo dove comunque abbiamo vinto i playoff”.

La prima volta da allenatore

Sempre con la Pergolettese, Contini fa il suo esordio da allenatore. Prima sulla panchina degli Allievi e poi, dal 2018 al 2020, su quella della prima squadra: “Voglio portare le mie idee su un campo da calcio insieme a dei ragazzi che ti danno tanto e impari tanto da loro. E’ tutto diverso rispetto a quando si è calciatori. Bisogna proporre le proprie idee cercando di capire, soprattutto, le loro perché non è semplice. Mi piace questo lavoro, ci metto tanta passione e sono contento di questo percorso che ho intrapreso”.

Il trionfo con la Giana Erminio

Dopo la Pergolettese, Contini si trasferisce alla Giana Erminio: “Esperienza positiva. Sono subentrato e insieme allo staff abbiamo fatto un ottimo lavoro. Abbiamo perso i playout, ma ho visto una crescita di tutti i componenti della rosa, giornata dopo giornata mi assomigliavano sempre di più”.

Oggi sulla panchina del Carpi

Adesso il Carpi, con l’obiettivo di consolidare il piazzamento ai playoff: “Il nostro obiettivo è quello di fare il meglio possibile. Sicuramente vogliamo fortificare la nostra posizione di classifica cercando di raggiungere il massimo di quello che si può fare. Non è semplice, però la voglia di fare bene è tanta e cercheremo di toglierci tante altre soddisfazioni”.

Intervista a cura di Gerardo Guariglia