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Partito dai Dilettanti è arrivato in serie A: l’allenatore ha realizzato il suo sogno 

Serie D

Dalla Serie D alla Serie A: l’ascesa di uno degli allenatori più amati del panorama calcistico italiano.

Nel calcio italiano, non sono molti i casi in cui un allenatore riesce a salire tutte le categorie, passo dopo passo, fino ad arrivare alla massima serie. Eppure, esiste una figura che rappresenta perfettamente questo percorso: un allenatore che ha saputo guadagnarsi ogni traguardo sul campo, senza scorciatoie e lontano dai riflettori.

La sua carriera inizia nei campionati dilettantistici. In quel contesto, ha iniziato a farsi notare per la sua capacità di gestire il gruppo e per un’identità tattica già ben definita, improntata sull’organizzazione e la compattezza.

Con il passare degli anni, il salto tra le categorie è stato frutto di risultati concreti: promozioni ottenute sul campo, valorizzazione dei giovani e una metodologia di lavoro improntata sulla cura dei dettagli. Ogni esperienza ha rappresentato un passaggio di crescita, sia sotto il profilo tecnico che umano, diventando, in poco tempo, uno degli allenatori più amati del panorama calcistico italiano.

Domenica scorsa ha diretto la sua ultima partita da allenatore, chiudendo una carriera costruita con serietà, competenza e coerenza. Lo ha fatto con lo stile che lo ha sempre contraddistinto: senza proclami, concentrato sul campo e sul lavoro.

Dalla D alla A: gli allenatori che “ce l’hanno fatta”

Nel calcio, certi percorsi raccontano più delle parole. Non sono molti, ma esistono esempi concreti di allenatori partiti dai campi della Serie D e arrivati fino alla panchina della Serie A. Tra questi, spiccano nomi come Maurizio Sarri, partito dalla Promozione e arrivato al Napoli e alla Juventus. Roberto De Zerbi ha fatto gavetta con il Darfo Boario, per poi arrivare al Sassuolo, e successivamente giocarsi la Champions League con in Francia con il Marsiglia.

Vincenzo Italiano, fresco di vittoria della Coppa Italia con il Bologna, ha mosso i suoi primi passi da allenatore proprio nel massimo campionato dilettantistico italiano, con l’Arzignano. Queste storie sono la prova che, anche nel calcio di oggi, dove spesso tutto sembra accelerato e programmato, c’è ancora spazio per chi sceglie di salire un gradino alla volta.

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Claudio Ranieri, il Sir partito da Lamezia e Pozzuoli

Domenica all’”Olimpico Grande Torino“, Claudio Ranieri si è seduto per l’ultima volta in panchina a guidare una squadra: sembrava esser giunta la fine già un anno fa, ma alla chiamata della sua Roma, Sir Claudio ha risposto presente e l’ha fatta rialzare dopo un avvio complicatissimo. Un condottiero, sempre amato e rispettato da tutti per i modi gentili, quasi signorili che l’hanno contraddistinto, e non solo in Italia: se adesso è chiamato Sir è perché si è fatto apprezzare anche oltremanica, dove ha centrato una storica impresa alla guida del piccolo Leicester, con cui ha alzato la Premier League.

Eppure Ranieri, una volta appesi gli scarpini al chiodo, non era convinto di voler intraprendere la carriera da allenatore, ma, nel 1986, una chiamata cambiò il suo destinoGianni Di Marzio, suo allenatore ai tempi del Catanzaro e del Catania, chiamò il presidente della Vigor Lamezia e gli disse di prendere l’allenatore romano, che, come racconta Gianluca Di Marzio: “tra una soppressata e un bicchiere di vino si convinse“. Fu proprio dalla Vigor Lamezia che iniziò la lunga carriera di Ranieri, che dalla squadra calabrese passò poi alla Puteolana, dove si fece notare in Serie C in una partita contro il Cagliariun match che svoltò il suo futuro in panchina.