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L’ACR Messina è fallito: il Tribunale nomina il curatore

La curatrice fallimentare al lavoro per garantire la continuità sportiva e trovare acquirenti

Si chiude nel peggior modo possibile l’avventura del Messina sotto la gestione Sciotto-Alaimo-Cissè, con la dichiarazione di fallimento da parte dei giudici. La società è naufragata, lasciando la città intera nello sconforto.

Ieri mattina, intorno alle dieci, il collegio civile-fallimentare della prima sezione del tribunale, presieduto dal giudice Ugo Scavuzzo, ha depositato il provvedimento che dichiara la liquidazione giudiziale della società. Il tribunale ha sciolto la riserva assunta dopo l’udienza del 10 settembre e ha respinto il piano di rientro basato sulla cosiddetta “continuità aziendale”, presentato dagli avvocati Gianpiero Picciolo e Giuseppe Cicciari.

Il collegio ha invece accolto la richiesta di liquidazione avanzata dalla Procura il 6 maggio scorso, motivata dalla consistente esposizione debitoria della società. La Procura, rappresentata dal sostituto procuratore Fabrizio Monaco, aveva ribadito con dovizia di dettagli la gravità della situazione nel corso delle varie udienze, convincendo il tribunale ad accogliere la sua istanza.

Il provvedimento chiude il percorso di una piazza che solo pochi mesi fa aveva evitato il fallimento e che, dopo la dolorosa retrocessione dall’ultima Serie C, stava provando a ripartire nonostante i 14 punti di penalizzazione inflitti all’inizio della stagione. Sul campo, infatti, la squadra aveva dato segnali incoraggianti, conquistando una vittoria e un pareggio nelle prime giornate, segno di un gruppo che nonostante le difficoltà credeva nella rinascita.

Messina esclusione campionato

Messina, decretato il fallimento: i passaggi della sentenza

Di seguito, il passaggio chiave della sentenza. “In definitiva – scrivono i giudici – gli elementi acquisiti e, segnatamente, l’entità rilevantissima dei debiti, la mancanza di liquidi e la perdita di esercizio considerevole rendono manifesto un ormai irreversibile stato di insolvenza e, cioè, una situazione non transitoria, grave ed irreversibile di oggettiva impotenza economica e non già temporanea illiquidità, per la quale l’imprenditore non è più in grado di far fronte e con mezzi normali alle proprie obbligazioni“.

I giudici poi in sentenza si occupano del quadro economico globale che hanno rinvenuto dalle carte. Ecco quanto scritto: “In base al bilancio al 31.12.2023 l’Acr Messina srl: a) risulta gravata da un elevato ammontare di debiti, pari complessivamente ad euro 2.195.858, di cui euro 293.957 nei confronti dei fornitori, euro 763.390 per tributi ed euro 381.850 per contributi previdenziali, b) ha un attivo patrimoniale, pari ad euro 1.221.549; c) ha una perdita di esercizio pari ad euro 184.690». Ed ancora «… sussiste anche lo stato di insolvenza dell’Acr Messina srl, come si evince dalla situazione patrimoniale e finanziaria della società al 31.08.2025 in base al quale risultano debiti per complessivi euro 3.190.116,50 a fronte di un attivo patrimoniale complessivo pari ad euro 2.767.735,57, con una perdita di esercizio pari a euro 1.341.020.47 e con disponibilità liquide esigue (circa euro 19.000)“.

Gli scenari

Adesso, la società controllata da Aad Invest Group e Pietro Sciotto, con la gestione sportiva affidata in qualche modo alla Doadi Srls, dovrà affrontare la fase successiva del fallimento sotto la supervisione della curatrice fallimentare, l’avvocata Maria Di Renzo. La curatrice fallimentare nominata dai giudici avrà il compito di cercare di garantire la prosecuzione dell’attività sportiva, coordinandosi con il giudice delegato al fallimento, Daniele Madia.

Questo dovrà avvenire attraverso una procedura pubblica da avviare in tempi relativamente brevi, dopo aver redatto un inventario dei beni. La prossima udienza per esaminare lo stato passivo è stata già fissata per il 13 gennaio. Nel frattempo, la curatrice potrebbe ottenere un esercizio provvisorio dell’attività sportiva per evitare l’esclusione dal campionato.