14 Gennaio 2022

“Se ti fossi chiamato Cosao…” Vincenzo Cosa, il re dei gol in D che sfiorò la B con il Genoa

Riportò tra i professionisti il Cosenza, poi la chiamata dal Genoa: Vincenzo Cosa è stato un re dei bomber in Serie D. Ora fa il direttore sportivo

Chi ha fatto gol? Ha segnato Cosa. Un passo indietro nel tempo. Quando smartphone, tablet e applicazioni che aggiornano in tempo reale i risultati. Questa frase sarà stata ripetuta un’infinità di volte. 32 per la precisione nel 2006 a Scafati. 32 reti in 30 partite, una sentenza. In coppia con Cosimo Sarli, Vincenzo Cosa e il compagno di reparto avevano segnato 58 gol.

Il re dei gol della D

Quell’anno ci siamo consacrati entrambi” racconta in esclusiva a SerieD24.com Cosa. Uno che forse avrebbe potuto giocare in palcoscenici più importanti: “Io nella mia vita però ho sempre fatto le mie scelte e non rimpiango niente. Ho sempre preferito andare dove potessi giocare con continuità”. E poi diciamocelo, non è stata per niente brutta la sua carriera.

In Serie D è stato una sentenza e già questo vale tanto. Segnare e fare bene in questa categoria non è mai stato facile: “Penso che il campionato di Serie D sia complicato. Quando ci sono squadre blasonate che scendono in determinate categorie e comprando giocatori di alto profilo non è scontata la promozione. Per vincere un campionato in D serve una società solida alle spalle. Non è detto che con una squadra di ottimi giocatori si vinca. Serve prima di tutto un gruppo“.

Parola di chi ne ha vinti 5 di campionati di Serie D. “Ho regalato un sogno a varie squadre” e tra queste c’è stato anche il Cosenza. Una piazza importante scesa in D dopo tanti anni di B: “Ho lasciato il cuore lì. Con Gigi Marulla salvammo il titolo e i tifosi ci ricordano anche per questo“.

Ma non è stata la piazza più importante. Una ancora più grossa e con dei colori simili (cambiano solo le tonalità) l’aveva sfiorata. Estate 1999/2000, Cosa aveva appena finito una stagione alla Battipagliese e il telefono squillò: “Ricevetti la chiamata del Genoa dal ds Castagnini. Mi chiamarono ad agosto e l’allenatore era Delio Rossi. Erano contenti alcuni compagni facessi parte del gruppo, mi misi a disposizione privo di preparazione“. 15 giorni di prova e poi l’epilogo: “Castagnini mi voleva. Vincè tu sai cosa penso di te, se ti chiamavi Cosao avresti già firmato“. Cosa a un passo dal Genoa. Alla fine il trasferimento al Martina e gli occhi del Grifone restano vigili fino all’11 settembre 2001: “Quanto successo alla Torri Gemelle ebbe conseguenze anche su di me. L’attentato costrinse Dalla Costa a lasciare il Genoa per problemi economici e saltò tutto definitivamente“.

Anche l’anno alla Battipagliese merita comunque di essere raccontata. Un’annata sfortunata in C1 tra vari infortuni e due gol comunque storici: uno sul campo dell’Ancona e uno in casa contro il Foggia. Ad arricchire l’esperienza c’è anche la presenza di compagni che poi di strada ne hanno fatta eccome: Simone Loria e Giuseppe Mascara: “Mascara in quel periodo faceva ancora il militare. In quel momento si vedeva che era speciale e che avrebbe fatto bene. All’inizio aveva la testa non da calciatore, ma con i giusti consigli ha fatto un’ottima carriera“.

Il presente da DS

Una volta finita la carriera da calciatore Cosa è rimasto nel mondo del calcio: “Ho preso il patentino da DS dopo aver lavorato tra gli altri nella Serie A di Malta, ho fatto consulenza all’Andria con Montemurro. Ora sono fermo per scelta“. La motivazione è che ora combatte per la categoria da consigliere dell’ADICOSP. Uno che ha vinto tanto da giocatore ora lo sta facendo anche al di fuori del manto verde: “Siamo contenti che nell’ultimo periodo siamo riusciti a essere riconosciuti anche tra i dilettanti“. Insomma, il vizio non cambia potremmo dire.

In futuro poi chissà che chiamata arriverà. Lui intanto ha già chiare le idee su come lavorare: “Dipende se mi fanno fare il ds o il pupazzo. Nel caso partirei dalla scelta dell’allenatore. Lì nasce il meccanismo per costruire la squadra. A prescindere dall’aspetto tecnico poi, per la scelta dei giocatori andrei a guardare a quello umano. I campionati li ho sempre vinti per il gruppo”.

Intanto osserva e studia. E fa anche una segnalazione: “Aldo Florenzi classe 2002 del Cosenza, ne sentiremo parlare. Tecnicamente è molto buono e poi è un giovane che sta facendo benissimo. Auguro a lui e al Cosenza che possa continuare a fare grandi cose“.