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“A Desenzano ho ritrovato la voglia di giocare”. L’idolo De Rossi e la seconda pelle chiamata Frosinone: Mirko Gori, una vita da capitano

Mirko Gori, Desenzano

Mirko Gori, Desenzano

L’intervista esclusiva a Mirko Gori, centrocampista del Desenzano con alle spalle gli indimenticabili anni con la maglia del Frosinone.

“Una vita da mediano, a recuperar palloni” cantava Luciano Ligabue nel 1999. È proprio quello che ha fatto e fa ancora oggi Mirko Gori, centrocampista del Desenzano con alle spalle una vita intera passata con la maglia del Frosinone in giro per i campi di Serie A e non solo. “Un giocatore che ho sempre ammirato come calciatore e persona è sicuramente De Rossi”. Quale idolo o fonte d’ispirazione migliore di lui? Perché Gori, in esclusiva ai nostri microfoni, ci ha raccontato un po’ la sua avventura prima di posizionarsi lì in mezzo al campo proprio come fatto dalla leggenda romanista: “La mia passione per il calcio nasce per strada.

Mio padre non è mai stato un appassionato di calcio, però è nato tutto giocando per le vie del mio paese con gli amici. Ci si divertiva tanto. La prima scuola calcio ho iniziato a frequentarla a 9 anni e anche lì non si badava molto al ruolo. Inizialmente ero un difensore centrale, poi pian piano sono diventato un trequartista e quando ho iniziato a giocare con i grandi sono diventato un mediano“.

Poi, all’improvviso, la chiamata del Frosinone: “Ad oggi sono il calciatore con più presenze nella storia del Frosinone, ma tutto nasce da lontano. Giocavo nella scuola calcio del mio paese che era il Tecchiena, e a 12-13 anni è arrivata la chiamata del Frosinone che cercò in tutti i modi di portarmi con loro. I miei genitori avevano già l’accordo con un’altra squadra che mi seguiva da tempo, ma quando il Frosinone andò per la prima volta in Serie B decisi di iniziare quel percorso. Man mano che sono andato avanti sono cresciuto e ho avuto la fortuna di arrivare in prima squadra.

Indimenticabile la prima storica promozione in Serie A – ha proseguito Gori. Eravamo partiti come una squadra che doveva solamente salvarsi, ma poi arrivammo secondi contro ogni pronostico. Ci sarebbero anche altre emozioni, però nessuna è paragonabile alla promozione in A. Il momento più brutto è sicuramente la finale play-off persa contro lo Spezia. Lì probabilmente si è rotto un ciclo perché andando in Serie A noi senatori avremmo continuato a giocare lì. Si è rotto qualcosa e sono state fatte altre scelte. Il mio sogno era quello di giocare una sola partita da professionista col Frosinone, ma sono riuscito a realizzare il sogno di giocare in Serie A con la squadra della mia città. La partita più bella? L’esordio in casa contro il Torino, ma anche il pareggio in casa della Juventus al novantesimo”.

Mirko Gori e il Desenzano: “Qui ho ritrovato entusiasmo”

Dopo oltre 200 presenze con il Frosinone, per Mirko Gori sono arrivate altre opportunità, in particolare quella del Desenzano: “Qui sono arrivato dopo due anni vissuti a Trieste dove c’erano delle situazioni un po’ particolari legate alla società e alla squadra che comunque non era andata benissimo. Sono stato sei mesi al Monterosi, ma anche lì ci sono state situazioni particolari. Questi due anni difficili mi hanno portato a pensare che dovevo riportare da un progetto serio perché stavo perdendo un po’ la voglia di stare in questo mondo. Le referenze che avevo erano tutte positive, poi il fatto che a Desenzano ci fosse Paloschi per me era sintomo di affidabilità. Non nascondo il fatto che sono arrivato qui perché ci fosse lui inizialmente.

Obiettivi? Vogliamo vincereha sottolineato Gori -. Il nostro presidente è molto ambizioso e investe tanto per creare squadre capaci di lottare per la vittoria. Lo scorso anno ci è sfuggita per poco, ma anche quest’anno siamo ripartiti con lo stesso obiettivo. Favoriti? Pistoiese, Piacenza, ma anche il Desenzano può giocarsela. È un campionato molto equilibrato dove anche con le squadre di media-bassa classifica si fa difficoltà. Per adesso non c’è una vera e propria favorita, basta vedere la classifica che è molto corta. I veri valori ancora non sono venuti fuori, ma ci sono squadre molto ben attrezzate che possono dar fastidio a tutti”.

“Dilettanti? Bisognerebbe intervenire anche sulla infrastrutture”

Mirko Gori, in conclusione, sul mondo della Serie D dopo gli indimenticabili anni nel professionismo: “Di recente siamo stato sul campo del Cittadella Vis Modena e diciamo che l’impatto ambientale alcune volte è quello dei Dilettanti. Parlo per uno che ha giocato sempre nel professionismo ed è difficile calarsi in queste realtà.

Nel nostro girone ci sono campi spelacchiati che possono ospitare 200-300 persone. Queste sono le cose dove bisognerebbe intervenire, un salto di qualità per le infrastrutture. La differenza si nota con l’impatto visivo quando arrivi al campo. Il 70% è costituto da realtà piccole con stadi che ti danno proprio l’idea del dilettantismo”.