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Clamoroso in Promozione Sicilia: il Città di Galati protesta sedendosi in campo

città di galati

In Promozione Siciliana il Città di Galati ha protestato in maniera clamorosa nella gara d’esordio contro il Mistretta.

Un pomeriggio al limite del surreale, quello vissuto in Promozione Siciliana. La squadra messinese del Città di Galati ha infatti messo in scena una clamorosa protesta al comunale “Stefano Lentini” di Mistretta, in occasione della prima giornata di campionato.

Il club si è trovato in grande difficoltà dopo i cinque daspo inflitti lo scorso febbraio al termine della gara con la Rinascita Patti: quattro calciatori e un dirigente sono stati squalificati, riducendo drasticamente la rosa a disposizione. Per evitare ulteriori penalizzazioni, la società ha comunque deciso di presentarsi regolarmente con 17 giocatori in distinta.

La partita ha però assunto subito contorni imprevisti: al fischio d’inizio, in accordo con società e calciatori, l’allenatore ha effettuato tutte e cinque le sostituzioni a disposizione.

Nei tre minuti successivi si sono poi registrati quattro “infortuni” consecutivi, che hanno costretto i giocatori ad abbandonare il campo e la quasi totalità dei calciatori rimanenti ha scelto di sedersi in campo. Rimasto con un organico insufficiente per proseguire, il Città di Galati ha visto l’arbitro decretare la fine anticipata del match al 10’ sul punteggio di 2-0 per il Mistretta.

Città di Galati, protesta di gruppo: le conseguenze

L’accaduto ha dell’incredibile e con ogni probabilità il match sarà omologato con il risultato di 3-0 a tavolino per il Mistretta. Per il Città di Galati la vicenda non si esaurisce qui: resta infatti da capire quale sarà il futuro del club.

Al termine della gara è arrivato un comunicato ufficiale: “Il Città di Galati, la nostra squadra, la nostra bandiera, rischia di scomparire. Non per una sconfitta sul campo, non per mancanza di sacrifici, ma per una vicenda che ha colpito l’anima del paese. Un episodio di gioco, già giudicato e punito severamente dalla giustizia sportiva, è diventato terreno di battaglia per chi, invece di chiudere lì la vicenda, ha scelto di andare oltre”.