Il rapporto con Pioli e l’esperienza a Malta, De Angelis: “Pronto a rimettermi in gioco in Italia”

Stefano De Angelis (IMAGO)
Stefano De Angelis, reduce dall’esperienza con il Birkirkara, è intervenuto ai microfoni di SerieD24.com.
Passionale, intenso, infinito. L’amore per il calcio di Stefano De Angelis, reduce dall’esperienza in panchina con il Birkirkara, poggia da sempre su basi come queste. Sincero e genuino, aperto alle novità che il tempo ci costringe spesso ad accettare. Un passaggio significativo all’estero, precisamente a Malta, ma anche tanta voglia di abbracciare un nuovo progetto: “Durante l’ultimo anno ho avuto l’occasione di allenare un club che non veniva da momenti positivi, siamo arrivati a disputare ben due finali”, dichiara ai microfoni di SerieD24.com.
Un’opportunità nata da un’amicizia, ma accompagnata da qualche incertezza iniziale: “È partito tutto da Mauro Di Lello, che mi aveva prospetto questa opzione già diverso tempo fa. Io, detto in piena sincerità, ero un po’ scettico. Poi, tre anni fa, mi ha convinto a sposare il progetto Hamrun Spartans -rivela-, volevo confrontarmi con un campionato differente, mettendomi alla prova anche dal punto di vista della lingua. Ho accettato con la convinzione di provare magari per un mese, ma alla fine mi sono trovato davvero bene”.
Confrontarsi con culture diverse, modi alternativi di percepire il rapporto con questo sport: “È un movimento in crescita, come testimonia il traguardo raggiunto dall’Hamrun Spartans. Il tasso tecnico è in aumento, attualmente è paragonabile al livello medio della nostra Serie C”. E sulle differenze con l’Italia: “Non esistono i ritiri pre-gara, questo probabilmente è l’aspetto che mi è mancato di più. Ci si ritrova direttamente allo stadio il giorno della della partita. Per noi italiani è strano, alla fine è bello condividere i momenti che precedono il match”.
In mezzo, però, anche tanti spunti da apportare all’interno di una nuova esperienza: “Spesso, all’interno degli spogliatoi, viene diffusa la musica ad alta volume da uno speaker. È un rituale che si ripete nei minuti che anticipano l’ingresso in campo, una cosa impensabile fino a qualche anno fa. Penso che sia davvero utile per accrescere l’umore dei giocatori, è inutile caricarli di ulteriori pressioni. Ma è stato importante anche il rapporto quotidiano con culture differenti, soprattutto a livello di gestione dello spogliatoio”.
Origini e simboli
Riavvolgendo il nastro della carriera di Stefano De Angelis c’è, tuttavia, una figura significativa: Stefano Pioli. “Ci siamo conosciuti alla Salernitana, era la sua prima panchina dopo le varie esperienze nei settori giovanili”. Tutto parte da un infortunio, un momento negativo che si trasforma, invece, in una nuova opportunità: “Mi ero fatto male alla clavicola, furono circa 4 mesi di stop. Si discuteva del mio sostituto, e allora lui mi chiese un parere. Si trattava di scegliere tra Molinaro, che poi ha fatto una grande carriera, e Dobrijevic. Gli consigliai il primo, e infatti al mio rientro aveva già avuto una crescita pazzesca. Pioli mi disse che avevo le caratteristiche per fare l’allenatore. È nato tutto lì”.
Un rapporto, quello tra De Angelis e l’ex Milan, rimasto assolutamente intatto: “È una persona a cui sono legato, mi ha dato tanto. Ho avuto un confronto telefonico anche con lui nel momento in cui ho deciso di interrompere il mio rapporto lavorativo con il Birkirkara. Oltre a Stefano, ho avuto comunque la fortuna di incontrare tanti altri allenatori che hanno fatto la storia di questo sport. Da Mutti a Mondonico fino a Enrico Nicolini, professionisti che ho sempre ammirato”.
Ripercorrere la strada dei ricordi: “Un’altra tappa fondamentale per me ful’Ischia. Era la mia prima esperienza lontano da casa, arrivavo dalla Serie D. Il primo anno in C ho giocato pochissimo, non è stato semplice. Non dimenticherò mai quanto fatto da Vincenzo Rispoli, ancora oggi mi emoziono a parlare di lui. Venne per ben due volte al porto per convincermi a non partire, è stata la figura umana più importante della mia vita”.

Sacrificio
Un elemento costante nel percorso di Stefano De Angelis, fin da quando osservava il calcio con gli occhi di un bambino: “Ai miei tempi le difficoltà erano notevoli, io sono cresciuto con un pallone tra i vicoli di Roma. Già a cinque anni correvamo per strada o tra i marciapiedi, era tecnica applicata a tutti gli effetti (ride, ndr). Ricordo i sacrifici fatti anche da mia madre, prendevamo due autobus per raggiungere gli allenamenti della Lazio. Ho sempre amato questo sport”. E poi le istantanee più importanti: “Non dimenticherò mai il debutto in Serie B, arrivato dopo una lunga gavetta, o il campionato vinto ad Avellino. Così come la prima panchina con il Cosenza, indimenticabili soprattutto gli applausi dei tifosi dopo l’eliminazione dai playoff”.
Una città che lo riporta a legami indissolubili: “Cosenza per me è tutto, da lì non me ne andrò mai. Devo tanto a quel popolo, ho costruito tante amicizie”. Fuori dal campo, invece: “Sono sempre a disposizione di tutti, anche se si tratta di aiutare qualcuno alle tre di notte. Cerco di essere corretto, ma lo pretendo anche dagli altri. Sotto questo profilo sono molto esigente”. E sul futuro: “Ci sono diverse proposte sul tavolo, anche importanti, che sto valutando seriamente. Spero possa esserci un epilogo positivo, ho voglia di ritornare in Italia”. Esempi di vita sulla strada dei ricordi, in attesa di una nuova avventura.