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“Nunez era un predestinato. Ho rubato qualche segreto a Giampaolo e Allegri”. Michele Fini, dal Maracanà alla Serie D

Michele Fini

La nostra intervista a Michele Fini, ex calciatore del Cagliari oggi alla guida del Sassari Latte Dolce.

Dal Maracanà alla Serie D con il Sassari Latte Dolce. Michele Fini è un concentrato di emozioni, aneddoti e voglia di continuare a crescere sotto tutti i punti di vista. Ben 52 presenze in Serie A e 144 in B, un esterno a tutta fascia trasformato nel corso della carriera da Davide Ballardini in mezzala destra di centrocampo.

Un passato importante da calciatore soprattutto nel Cagliari dove ha conosciuto Diego Lopez, all’epoca capitano dei sardi con il quale ha sin da subito instaurato un meraviglioso rapporto: “Con Diego abbiamo giocato insieme al Cagliari condividendo per due anni la stessa camera e praticamente abbiamo smesso di giocare più o meno insieme. Lui ha sin da subito voluto che fossi il suo vice già a Bologna e da lì non ci siamo più separati”.

Dal Bologna all’Universidad de Chile, passando per Brescia, Palermo e l’unica prima esperienza alla guida di una squadra di Promozione sarda, l’Atletico Bono. Ma come nasce l’opportunità Latte Dolce?: “Non so da chi sia partita l’idea. Tutto nasce da una scelta della società e non ci ho pensato su due volte ad accettare l’incarico. Ho colto un’opportunità ma anche una responsabilità dal punto di vista personale nonostante il momento difficile della squadra. Alla fine, però, la scelta è stata giusta. L’unica ambizione che ho è quella di sfruttare tutte le occasioni che mi vengono date. Nel calcio ci vuole un attimo per salire e un attimo a sparire. Spero di avere altre possibilità e di far bene per sognare qualcosa di grande sempre con umiltà restando con i piedi per terra”.

Tanti gli allenatori avuti in carriera da Michele Fini, tra cui anche Massimiliano Allegri: “Ho sempre avuto la necessità di insegnare alcune cose su quello che mi piaceva o meno di tanti allenatori che ho avuto. Il mio prototipo ideale di allenatore sarebbe una via di mezzo tra Giampaolo e Allegri. Uno è più propenso al lavoro sul campo in prima persona, mentre l’altro dal punto di vista della gestione dello spogliatoio e dei rapporti umani”.

Michele Fini, il Cagliari e il rapporto col presidente Cellino

Dal 2007 al 2009 con il Cagliari di Allegri ma anche del presidente Massimo Cellino: “Il presidente l’ho conosciuto nelle due vesti, sia da calciatore che da allenatore. Da calciatore è stato sempre uno molto passionale, attaccato ai colori del Cagliari e lo dimostrano i suoi tanti anni che ha fatto ottenendo buoni risultati. Da allenatore l’ho avuto a Brescia e ovviamente è un altro tipo di discorso legato a questioni anche tecniche perché lui essendo un grande conoscitore di calcio ha bisogno di dire la sua e vuole essere ascoltato per quello che dice. Sta tutto nell’intelligenza di chi ha di fronte capire come comportarsi.

L’esperienza a Cagliari è stata qualcosa di meraviglioso. Credo che in due anni sono stato all’altezza della maglia che ho indossato e della responsabilità che mi portavo dietro, da sardo ancora di più. Con Allegri è stato un anno bellissimo dove la squadra è arrivata al decimo posto nonostante un avvio di campionato molto difficile. Lui ti lascia libertà e ti dà alcune indicazioni, poi sta a te scegliere quello che è meglio. A lui piace il bel gioco, che la squadra si diverta e che dia tutto. Allegri ha anche dimostrato che nella sua carriera ha ottenuto grandi risultati. La scintilla è stata la vittoria per 2-1 contro il Napoli al ’94. Quella partita ci ha dato la possibilità di salvarci al primo anno. Una vittoria indimenticabile, è come se avessimo fatto scattare una molla nella squadra che poi ci siamo portati dietro l’anno successivo con Allegri”.

Il calcio sudamericano e la valorizzazione di Darwin Nunez

L’esperienza al Penarol, all’Universidad de Chile e infine al Barcelona Sporting Club, società ecuadoriana. I talenti non mancano e non sono mancati, uno su tutti Darwin Nunez: “Il calcio sudamericano è molto passionale dal punto di vista sia ambientale che dal modo di allenarsi che hanno i ragazzi. Tanti di loro hanno voglia di uscire da una realtà difficile e quindi in campo danno il 100% sia durante la partita che gli allenamenti.

Stelline del calcio sudamericano? Io ero più concentrato sui nostri. Al Penarol avevamo giovani molto interessanti, uno tra tutti Darwin Nunez che ha poi fatto una carriera eccezionale. Lui è esploso con noi per poi iniziare l’avventura europea. Ci sono tanti talenti lì, ne nascono ogni giorno. Basti vedere adesso Mastantuono del River Plate che dopo poche partite ha già fatto parlare di sé. Sicuramente il futuro di questi ragazzi non è quasi mai in Sud America, ma in Europa”.