38 anni e non sentirli. Ardemagni: “Mi sento un ragazzino. Pavia? Prima la salvezza. Al Milan con Inzaghi..”

Matteo Ardemagni (Credit: Pavia Calcio 1911)
Dalle giovanili del Milan alla Serie D col Pavia: la nostra intervista esclusiva a Matteo Ardemagni.
460 presenze, 121 gol tra i professionisti e un curriculum che parla da solo. Matteo Ardemagni, 38 anni e non sentirli. Un percorso ricco di tappe, emozioni e gol in giro per l’Italia, soprattutto nel campionato di Serie B. Un ragazzino che ha mosso i primi passi nel Sancolombano con l’obiettivo di diventare grande: “Giocare a calcio è il sogno di ogni bambino – ha dichiarato Ardemagni -. Quando andavo a scuola iniziavamo a giocare per strada mettendo giù degli oggetti che si trasformavano in pali“.
Poi tutto è diventato realtà tanto da attirare a sé le attenzioni del Milan. Nell’estate del 2006 Ancelotti lo convoca per il Trofeo Tim, gioca titolare le due partite e contro l’Inter segna un rigore spiazzando Julio Cesar. Un sogno, tanto da guadagnarsi la convocazione negli Stati Uniti per la tournée: “Crescere nel settore giovanile del Milan è stato bellissimo. L’ultimo anno mi allenavo quasi sempre con la prima squadra dove c’erano giocatori del calibro di Rui Costa, Seedorf, Inzaghi. Tutte leggende che nel giro di pochi anni hanno vinto la Champions League. C’erano dei grandi campioni in quella squadra, sia a livello calcistico che umano. Ridevo e scherzavo con Inzaghi, mi dava tanti consigli su come muovermi davanti alla porta”.
Dopo una serie di prestiti, arriva la svolta. C’è il Cittadella di Claudio Foscarini, allenatore che decide di affidargli le chiavi dell’attacco insieme ad Antimo Iunco: “Avevo già fatto un anno in Serie B con la Triestina, ma non da vero e proprio protagonista. A Cittadella ho trovato una piazza tranquilla senza pressioni, ero molto giovane e sono esploso perché ho avuto la fiducia da parte di tutti per mettermi in mostra e farmi conoscere ancora di più. Foscarini mi ha dato questa occasione e anche grazie ai miei compagni l’ho sfruttata. In quella stagione abbiamo raggiunto i play-off, un traguardo storico per il Cittadella. Quello è stato il mio primo vero anno da protagonista in Serie B”.
Un’altra grande tappa è stata sicuramente Modena, 23 gol e vice capocannoniere del campionato: “A Modena ho realizzato 23 gol, il mio record personale. Ho avuto Dario Marcolin allenatore, poi esonerato per far spazio a Walter Novellino. E’ stata una stagione fantastica. Oltre ad aver fatto il record di gol, per un solo gol non sono riuscito a vincere il titolo di capocannoniere della Serie B perché davanti a me c’era Cacia. A Modena è stata l’ennesimo riconferma che potevo fare la differenza. Oggi, invece, posso dire che hanno un grande presidente che vuole ambire a qualcosa di ancora più importante”.
“La Serie A è il mio rammarico più grande. Indimenticabile il gol nel derby..”
Ardemagni ovunque è andato ha sempre fatto gol, ma in Serie A le cose non sono andate nel verso giusto: “Rammarico? Dopo aver realizzato 23 gol col Modena, ho accettato la proposta del Chievo di giocare in Serie A. Ho fatto solamente 2 presenze, giocavo col contagocce perché davanti avevo gente come Pellissier e Paloschi che erano già affermati. Non mi è stata mai concessa una vera opportunità, e a gennaio visto che volevo giocare ho chiesto di andare via. Avevo tante richieste in Serie B e ho deciso di scendere di categoria. Se avessi avuto un po’ più di pazienza probabilmente la mia opportunità sarebbe arrivata.
Ho fatto tanti gol in carriera – ha proseguito Ardemagni -, ma sono molto legato a quello realizzato col Modena nel derby contro il Sassuolo. A loro bastava un punto per la promozione in Serie A. Erano in vantaggio 1-0, poi alla fine ho fatto doppietta e gli ho un po’ rovinato la festa”.

“A Pavia sono tornato di corsa. Obiettivo salvezza, poi vedremo..”
Dopo tanti anni nel professionismo, Ardemagni ha deciso di accettare prima la proposta del Chieti e successivamente quella del Pavia: “Dopo la parentesi di Chieti ero rimasto svincolato. All’improvviso mi arriva la chiamata del direttore Zampaglione e mi spiega che erano interessati ad acquistare un attaccante e di conseguenza non ho esitato ad accettare l’offerta. A Pavia avevo già giocato un anno in prestito a 16 anni, conoscevo già la piazza quando giocava in C1. Pavia milita in una categoria che non gli appartiene, merita molto di più.
Questo sarà un campionato diverso rispetto a quello dell’anno scorso. Il primo obiettivo dev’essere sempre la salvezza perché vedo tante squadre che partono con grandi ambizioni per poi ritrovarsi in difficoltà alla fine del campionato. Pensiamo a mantenere la categoria, poi nel girone di ritorno vedremo a che punto saremo e cercheremo di porci un obiettivo in più. La società ha allestito una bella squadra composta anche da giovani importanti. Possiamo sicuramente dire la nostra durante la stagione”.
“Ritiro? No, mi sento un ragazzino”
Ma Ardemagni avrà già pensato a cosa farà dopo il ritiro? No, e ci spiega anche il perché: “Non ci ho pensato perché a 38 anni ho ancora tanta voglia di giocare. Fisicamente sto bene, non ho mai avuto infortuni seri, e ho dentro lo stesso spirito di quando ero ragazzino. Tanti si fissano con l’età dicendo che dopo i trent’anni s’invecchia, ma per me è solo un numero perché se uno ha voglia di migliorarsi lo fa a prescindere dall’età. A volte ci ho pensato a cosa farò dopo il ritiro, ma non ho mai tratto conclusione perché credo di poter ancora dire la mia”.