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Come Acerbi all’ultimo respiro: MARTINEZ regala la finale alla squadra | Finale di partita epico

Il suo gol allo scadere cambia il destino della sua squadra. Adesso altri 180 minuti per entrare nella storia!

C’erano 118 minuti sulle gambe, eppure nessuno in campo sembrava disposto a cedere. La stanchezza aveva già divorato le energie, i crampi si moltiplicavano, la lucidità era diventata un miraggio. Poi, d’un tratto, l’istante che ha reso eterno tutto il resto.

Un cross sporco, una deviazione, e poi quel pallone che rotola appena, incerto. Ma lui, con la fascia ancora insanguinata sulla testa, a ricreare una certa somiglianza con il più vorace dei Chiellini, c’era.

Tempismo, coraggio, fiducia in un destino che sembrava scritto solo per lui. Un tocco secco, chirurgico, e la rete che si gonfia. Il silenzio, un secondo. Poi l’urlo liberatorio, viscerale, irripetibile. Il sogno diventava reale. Il gol che vale una finale.

Fino a poche settimane fa la sua squadra sperava soltanto in un miracolo. Dovevano vincere e sperare che altri due risultati andassero nel verso giusto. Quell’esultanza, con gli occhi chiusi e i pugni al cielo, è diventata l’istantanea di un gruppo intero, come Acerbi, quando nella notte di San Siro, ha regalato la qualificazione alla finale di Champions League all’Inter.

Due partite per la storia: adesso il destino è nelle loro mani

Adesso tutto dipende da loro. Nessuna combinazione da attendere, nessun risultato incrociato da sperare. La strada è chiara, il traguardo visibile. Due partite. Una doppia sfida che vale più di una stagione intera. Ma il vero trofeo, non è sicuramente la coppa, ma l’accesso alla categoria superiore.

Ogni errore potrebbe costare caro. Ogni dettaglio farà la differenza. Ma chi ha saputo sfidare il destino con lucidità e cuore, oggi sa che nulla è impossibile. In quel gruppo compatto, che ha fatto proprio della compattezza e della fede il proprio punto di forza, c’è la consapevolezza di avere le armi giuste: lavoro, sacrificio e spirito di squadra.

Martinez Canosa interna
Credits: Amedeo Coratella

Canosa, Martinez: “È stato un bel viaggio. La Serie D sarebbe un sogno”

Una partita epica tra due squadre che hanno dato tutto: questa la sintesi di Battipagliese-Canosa, match di ritorno delle semifinali degli Spareggi Nazionali di Eccellenza. I campani, trascinati da un super Ciccio Ripa hanno sfiorato l’impresa. Ma, quando tutto sembrava finito, ci ha pensato Edu Martinez a far impazzire di gioia i tifosi pugliesi, con una rete al centodiciannovesimo minuto. Ci sono eventi che sembrano contrassegnati da un alone di mistero. Quasi come se il destino, in quel momento, volesse intervenire e dare una gioia a chi ha lavorato per farsi trovare pronto. Dai suoi piedi alla sua voce, Martinez ha raccontato l’emozione e l’istante in cui ha realizzato di aver segnato il goal vittoria: Ho sentito un’energia forte quando la palla è entrata in porta. Sono molto credente e penso che i tempi di Dio siano perfetti. Il lavoro, la passione, la fede e l’impegno rendono possibile qualsiasi cosa. Ero felice per i tifosi e per tutta la mia famiglia che mi ha seguito dalla Spagna”

L’impresa del Canosa è stata clamorosa. I ragazzi di Lanotte, nell’ultima giornata di campionato dovevano sperare in un miracolo: vincere e sperare nella sconfitta di due squadre. Ed è successo. Adesso, dopo tanto lavoro e senza i favori del pronostico, i rossoblù sognano il ritorno in Serie D dopo trent’anni di assenza. Al gruppo squadra l’onere e l’onore di rappresentare il popolo pugliese: La finale è un’opportunità bellissima. Possiamo regalare un sogno ai tifosi, daremo tutto nelle due sfide, è stato un viaggio stupendo che merita un finale adeguato. I canosini sono meravigliosi, vivono per la loro squadra e ti ringraziano continuamente, ti caricano, ti motivano. Sto benissimo qui.” La foto più iconica di questa impresa è quella di Martinez con la testa fasciata che esulta sotto il settore occupato dai suoi tifosi. Nessun dolore, per lui, anzi: “L’unica cosa importante era il risultato della squadra. In quei momenti non ho sentito nulla, non ci ho nemmeno pensato. Ero travolto dalle emozioni del goal e del successo. Quella foto è un simbolo di resilienza, di lavoro collettivo. Io ho avuto la fortuna di segnare, ma è un traguardo che abbiamo raggiunto tutti insieme.”