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Dalla serie D alla serie A: scudetto e Coppa Italia in un colpo solo | Hanno fatto la storia

Hanno fatto en plein vincendo tutto quello che c’è da vincere. La loro storia è incredibile dalla serie D alla Serie A

Diventare calciatore professionista, si sa, è un’impresa difficilissima. È un sogno comune a tantissimi ragazzi che, vedendo le gesta dei propri idoli, immaginano un giorno di calcare i campi più importanti e belli d’Italia, se non addirittura del mondo.

Ma a volte, un po’ per limiti tecnici, un po’ per episodi sfortunati come gli infortuni, non tutti riescono ad arrivare ai massimi livelli. C’è chi ha un talento naturale e sa sfruttarlo, e chi, pur non avendo doti straordinarie, lavora ogni giorno con costanza per raggiungere i propri sogni, riuscendo talvolta, anche inaspettatamente, ad arrivare nell’olimpo del calcio.

La vita del calciatore, poi, viene spesso vista solo dal lato positivo, ma dietro ai traguardi ci sono sacrifici e sudore. È vero, i giocatori sono privilegiati e nella maggior parte dei casi guadagnano molto, ma prima di raggiungere certi risultati sono stati bambini che sognavano, amavano il calcio e che, pur essendo fortissimi, hanno dovuto lottare per superare la concorrenza e arrivare dove sono ora.

Molti hanno dovuto fare la cosiddetta gavetta, partendo dalle categorie minori per poi diventare professionisti. Quella vita “agiata” e ricca che oggi si godono, ai tempi della Serie D o addirittura dell’Eccellenza, sembrava un’utopia.

Dalla D alla Serie A: i casi

Non sono pochi i calciatori che si sono fatti le ossa nelle serie inferiori prima di approdare in Serie A, e magari vincerla. Giocatori che hanno rischiato di vivere una carriera molto al di sotto delle proprie potenzialità, ma che poi, forse anche con un pizzico di fortuna, sono riusciti a emergere e ad arrivare in alto.

Ce ne sono molti che hanno seguito questo percorso, ma in ordine cronologico si possono menzionare Federico Gatti, Andrea Cambiaso, Francesco Acerbi, Junior Messias, Manuel Lazzari, Federico Baschirotto, Lorenzo Lucca e Ciccio Caputo. Ognuno con una storia diversa, ma allo stesso tempo simile: un inizio complicato e incerto, ma una fede incrollabile nel proprio talento. Giorno dopo giorno, con impegno e sudore, hanno creduto di poter realizzare il loro sogno.

Ravaglia e Raspadori: l’omaggio del Progresso loro ex squadra

Ci sono storie che sembrano uscite da un film, ma che invece sono semplicemente vere. Giacomo Raspadori e Federico Ravaglia, due ragazzi cresciuti, in periodi diversi, nel settore giovanile del Progresso – storica società dilettantistica di Castel Maggiore – oggi si ritrovano protagonisti, sul tetto del calcio italiano. Raspadori ha contribuito al trionfo del Napoli in campionato, Ravaglia ha fatto parte della storica vittoria del Bologna in Coppa Italia. Due percorsi differenti, due ruoli opposti, ma un punto di partenza comune: un piccolo club di provincia, dove prima si diventa uomini, poi calciatori. Lì, tra sogni liberi da pressioni e campi che odorano di sacrificio, è iniziata la loro scalata. Ed è lì che il Progresso ha voluto rendergli omaggio, fiero di averli visti crescere e felice di vederli brillare oggi sotto i riflettori della Serie A.

Nella stagione del Napoli campione, Raspadori ha avuto un ruolo fondamentale, pur senza clamori: 26 presenze, 6 gol, 1 assist e una presenza costante tra le alternative offensive di Conte. Ravaglia, invece, è passato da riserva a pedina affidabile del Bologna di Vincenzo Italiano: 12 presenze ufficiali in una stagione storica, in cui ha contribuito alla conquista della Coppa Italia, titolo che mancava da oltre 50 anni. Entrambi rappresentano un esempio di come il talento, unito al lavoro e alle radici solide, possa portare lontano. E a Castel Maggiore, oggi, c’è la prova che anche da una società di Serie D si possa arrivare ovunque.