Era il braccio destro di Totti, ora gioca in provincia: ufficiale, dalla serie A alla Prima Categoria

Il “rigorista infallibile” giocherà tra i dilettanti
Francesco Totti è molto più di un semplice calciatore per la Roma: è un simbolo, un’icona, una leggenda vivente. Nato e cresciuto nella Capitale, ha indossato la maglia giallorossa per tutta la sua carriera, diventando un raro esempio di fedeltà assoluta in un’epoca dominata dal mercato e dai trasferimenti milionari.
Il suo legame con la Roma non è stato solo sportivo, ma profondamente emotivo: Totti ha incarnato l’anima del tifoso, l’orgoglio di appartenere a una squadra che spesso ha dovuto lottare contro giganti, ma con dignità e cuore.
Con 786 presenze e 307 gol ufficiali, Totti è il giocatore con più presenze e il miglior marcatore della storia della Roma. Ma i numeri, seppur impressionanti, non bastano a raccontare la sua grandezza.
È stato il “Pupone”, il Capitano, l’uomo delle giocate impossibili, dei cucchiai leggendari, dei gol all’ultimo minuto, delle esultanze sincere.
La grandezza di Totti
Ha vinto uno scudetto nel 2001, due Coppe Italia e due Supercoppe italiane, ma soprattutto ha dato ai romanisti un sogno continuo: quello di vedere un figlio della città rappresentare con orgoglio e talento i colori giallorossi.
La sua grandezza non sta solo nei trofei, ma nel carisma, nella leadership silenziosa e nell’amore incondizionato per una sola maglia. Totti è Roma e Roma è Totti. Anche dopo il ritiro, il suo spirito resta vivo all’Olimpico e nei cuori dei tifosi. È il tipo di eroe che non smette mai di essere amato, perché ha dato tutto sé stesso per la sua gente. Ed è stato amato anche e soprattutto dai suoi compagni di squadra.

Il suo “braccio destro” giocherà nei dilettanti
Ma di chi parliamo in questo articolo? Senza dubbio di Diego Perotti, rigorista infallibile e giocatore di grande tecnica che ha disputato diverse partite con Totti alla Roma. Il fantasista argentino giocherà infatti in Prima Categoria laziale nel Veste. O meglio, ha già esordito.
“El Monito” è tornato. È tornato per amore, per bisogno, per quella sete di campo che non si placa con gli applausi o con i trofei. Maglia del Vesta, club popolare dell’hinterland romano, sulle spalle, documento in mano per il riconoscimento pre-partita come un ragazzo qualsiasi. Nessun privilegio, nessun tappeto rosso. Solo la voglia di respirare di nuovo l’odore dell’erba, di toccare la palla con la suola, di sentirsi vivo.